mercoledì 29 luglio 2009

Con le pinne, fucile e rosario

Preti e suore si organizzano con l'aiuto delle diocesi per portare la parola di Dio tra i bagnanti. A Mondragone, in provincia di Caserta, le suore della Stella Maris si sono organizzate per il 'preyer-beach' e sulla sabbia, al posto dei castelli, hanno innalzato cappelle itineranti.

Anche la preghiera va in vacanza e cosi' sono sempre di piu' le spiagge dove si annuncia Cristo sotto l'ombrellone. Speciali 'baywatch' delle fede, preti e suore che, in tutto il Paese, con l'arrivo dell'estate, si organizzano con l'aiuto delle diocesi per portare la parola di Dio tra i bagnanti. Negli anni la cosa ha preso talmente piede che e' possibile stilare una hit parade delle spiagge piu' devote.

...

dal cocco bello al cristo bello..
Cmq è una bella idea, noi pirati spaghettosi potremmo incontrare nuovi potenziali fedeli nelle birrerie..

martedì 14 luglio 2009

4 gatti a vedere il Papa

Ecco il Link al servizio del Tg3, spettacolare :)

Una battuta veloce

Sapete, non so in cosa crediate e non è che mi importi molto, ma dovete riconoscere che le fedi sono bizzarre. Tanti cristiani portano croci appese al collo. Pensate che, quando Gesù tornerà, vorrà vedere una fottuta croce?

Bill Hicks da Relentless

venerdì 10 luglio 2009

Primo ministro canadese intasca l'ostia: è bufera

Il video, apparso su YouTube, ha già mobilitato l'opinione pubblica canadese.
Nelle immagini si vede il primo ministro Stephen Harper che riceve l'ostia dal sacerdote, ma poi esita e non la mangia.

Che anche in Canada abbiano iniziato a mangiare spaghetti?

giovedì 9 luglio 2009

Converti L'ateo

Nuovo programma della televisione turca, almeno sembra.. Comunque forte rammarico per l'esclusione del Flyin' Spaghetti Monster, ma forse è stato meglio così, se no non ci sarebbe stata gara..

Cliccate sul titolo per maggiori dettagli.

ciauz e Ramen!

mercoledì 8 luglio 2009

Lo strafalcione di Monsignor Ravasi

Sugli ecclesiastici che si cimentano con l’opera di Charles Darwin – e non ne mancano in questo anno del bicentenario - grava ormai una beffarda maledizione. Qualcuno li aiuti, perché spiace vedere cotali intelligenze brancolare nel buio su una materia che evidentemente non padroneggiano. Esordiscono con le migliori intenzioni di “dialogo” – soprattutto se l’interlocutore è un “genetista cattolico” o un “fisico cattolico”, fantastiche chimere da operetta italiana - ma poi inevitabilmente finiscono per gettare la maschera e per attribuire al vecchio naturalista inglese barbuto ogni nefandezza. E’ più forte di loro: va cacciato nell’inferno dei cattivi della storia, insieme a marxismo, eugenetica, razzismo e quanto di peggio.
Dopo gli anatemi di Fiorenzo Facchini contro il truce naturalismo (addirittura “lombrosiano”) dei darwinisti italiani, è il turno di un altro illustre esponente della gerarchia, il quale in un articolo del 2 luglio su L’Osservatore Romano ci regala uno scivolone che non sappiamo se giudicare imbarazzante, dal punto di vista di qualsiasi studioso serio della storia del pensiero biologico, o piuttosto disastroso, visto che si tratta del Presidente del Pontificio Consiglio della “Cultura”.
Monsignor Gianfranco Ravasi, in un pezzo dal titolo “Ama intensamente l’intelligenza” (citazione da una lettera di Sant’Agostino), si abbandona a diverse acrobazie fra scienza, filosofia e teologia. Scopriamo per esempio che vi sarebbe stata un’evoluzione “progressiva” dei viventi, e così via. Torna alla memoria l’epocale asserzione dello stesso Ravasi apparsa sul Domenicale del Sole24Ore l’11 febbraio 2007, secondo la quale il “punto dialogico di sintesi” fra scienza e fede andrebbe formulato come segue, citando di nuovo Facchini: “Si può ritenere che la scintilla della coscienza di sé [o, se si vuole, nel linguaggio tradizionale, dell’‘anima’] si sia accesa per un intervento superiore in un ominide il cui organismo ha potuto rappresentare un supporto biologicamente idoneo”. In attesa che i paleoantropologi identifichino questo fantomatico ominide miracolato dalla scintilla divina, ancorché ospitata su “supporto biologicamente idoneo”, torniamo allo strafalcione estivo.
Dopo aver sparato ancora una volta sullo spauracchio esangue del “darwinismo sociale”, il noto biblista cita Karl Marx, il quale, udite, “avrebbe voluto dedicare il suo Capitale proprio a Darwin”. Se così fosse, se ne potrebbe discutere, ma è incredibile come una diceria - la cui falsità è stata svelata e spiegata da più trent’anni dagli storici - possa sopravvivere così a lungo nei meandri dell’ideologia. Marx non chiese affatto a Darwin di potergli dedicare Il Capitale. Gliene inviò una copia autografata, alcuni anni dopo l’uscita. Darwin lo ringraziò con una lettera di cortesia così formale da sembrare imbarazzata. La copia del volume nella biblioteca di Darwin è pressoché intonsa: solo le prime 105 pagine su 822 sono aperte, e non hanno annotazioni. Non sfogliò nemmeno l’indice. Marx, da parte sua, raffreddò ben presto i suoi entusiasmi per l’evoluzione darwiniana quando vi colse quelli che a suo avviso erano i “pregiudizi ideologici” borghesi e maltusiani della libera concorrenza.
Chi chiese a Darwin di potergli dedicare un’opera del 1881 (“The Student’s Darwin”) fu il pensatore socialista e ateo Edward Aveling, compagno della figlia di Marx, Eleanor. La vicenda, e i succosi fraintendimenti che ne seguirono, è ricostruita nei dettagli da Lewis S. Feuer in “Is the ‘Darwin-Marx correspondence’ authentic?”, del 1975 (in Annals of Science, 32, pp. 1-12), da Margaret A. Fay in “Did Marx offer to dedicate Capital to Darwin?”, del 1978 (in Journal of the History of Ideas, 39, pp. 133-146), e da Ralph Colp Jr. in “The myth of the Darwin-Marx letter”, del 1982 (in History of Political Economy, 14(4): 461-482). Si notino gli anni di pubblicazione: è letteratura acquisita da più di trent’anni. Ci permettiamo di consigliarne la lettura a Monsignore, essendo sinceramente dispiaciuti per l’incidente in cui è incorso. La spropositata influenza che esercita in Italia la testata d’Oltretevere dovrebbe suggerire di “amare intensamente” non soltanto l’intelligenza, ma anche il rispetto delle fonti storiografiche e dei fatti. Ve lo immaginate, che spasso, un biologo evoluzionista che cade miseramente sull’interpretazione di un Salmo? Si alzerebbe il coro unanime degli editoriali sulla “scienza arrogante” e qualche dirigente del Partito Democratico detterebbe subito il suo grido di dolore alle agenzie.
Ricordiamo anche come finì la storia. Darwin, fiutando l’opportunismo della richiesta di Aveling (e non di Marx), cortesemente rifiutò, con queste parole di semplice fiducia negli effetti a lungo termine degli avanzamenti della scienza: “Mi pare (a torto o a ragione) che le argomentazioni dirette contro la cristianità e il teismo non producano sul pubblico quasi effetto alcuno; e che la libertà di pensiero sia promossa nel modo migliore dalla graduale illuminazione delle menti umane che fa seguito al progresso della scienza”. La strategia, tuttavia, non pare aver funzionato. L’illuminazione è stata sì molto graduale, anche troppo, visto che dopo un secolo e mezzo – nello spazio ideale che in Italia va dall’Osservatore Romano a Voyager in prima serata sulla tv dei contribuenti – ancora stiamo parlando di salti ontologici, di ominidi miracolati, di rapimenti alieni, di cerchi nel grano. E di leggende storiografiche.

Telmo Pievani

lunedì 6 luglio 2009

Al suo risveglio, il dinosauro era ancora lì

I PALEONTOLOGI che lo hanno visitato giorni fa sono rimasti senza parole: dal museo della Creazione del Kentucky sapevano di doversi aspettare qualcosa di speciale, ma non immaginavano quanto. Tra queste mura i libri di scienza che hanno studiato non vengono presi in considerazione, la terra e l'universo hanno appena 6000 anni e sono stati creati da Dio in sei giorni. Coerentemente, nel museo americano sono riprodotti solo dinosauri morti intorno al 2348 a. C., fatta eccezione per una cinquantina di specie che salirono a bordo dell'Arca di Noè ma si estinsero in seguito per ragioni ignote. Per permettere a chi ha una concezione creazionista della nascita della vita di visitare un museo di scienza naturale, la cittadina di Petersburg ha allestito un museo molto ben organizzato, con ricostruzioni tridimensionali e parchi acquatici, tutto nel segno di ciò che dice la Bibbia.

A giudicare dal successo dell'iniziativa - 750mila visitatori a due anni dall'apertura - gli americani sembrano apprezzare, ma il verdetto più interessante era naturalmente quello dei paleontologi, che non si sono fatti attendere. La direzione museale, d'accordo con l'università locale, ha invitato scienziati provenienti dai laboratori più prestigiosi del mondo, dalla University of Pennsylvania al Museo di Storia Naturale di Londra, chiedendogli di guardare un filmato e commentare personalmente la visita.

"L'esposizione dei dinosauri mi ha lasciato confuso. Ma ero davvero curioso di vedere il museo", ha detto al New York Times il geologo giapponese Tamaki Sato, della Tokyo Gakugei University. I cartelli sparsi nelle sale descrivono infatti dinosauri appartenenti a ere geologiche diverse, dal tardo al basso giurassico, ma per tutti la data di scomparsa è la stessa: 2348 a. C.

"Stessi i fatti, diverse le conclusioni", recita la brochure del museo, lasciando intuire che a chi ha allestito la mostra non interessa far riferimento ai libri di storia e scienza, ma solo alla Bibbia. Secondo l'interpretazione creazionista la vita sulla terra venne resettata circa 4400 anni fa dal diluvio universale, che ripulì il pianeta dai propri mali e dagli esseri viventi, ad eccezione di quelli salvati da Noè a brodo dell'Arca.

Questo approccio si scontra con quello della paleontologia accademica, ma la visita di qualche giorno fa ha messo dignitosamente a confronto i due mondi: ospiti della University of Cincinnati, i 70 studiosi della North American Paleontological Convention sono saliti a bordo di alcuni autobus scolastici per attraversare l'Ohio River e dare un'occhiata al Creation Museum.

"Incuriosito e affascinato - si è detto il paleo-zoologo Stefan Bengtson, del Museo Svedese di Storia Naturale - anche noi abbiamo una cosa simile in Svezia". Arnold I. Miller, docente di geologia all'università di Cincinnati e organizzatore della visita al museo, pensa che l'incontro sia stato utilissimo: "Spesso gli accademici ignorano il mondo che li circonda, e questo è sbagliato".

Il creazionismo non comunque è qualcosa da riferire solo alla religione cristiano-cattolica: praticamente tutte le civiltà antiche hanno, nella loro mitologia, un racconto che spiega l'origine del mondo in questi termini e benché l'interpretazione in termini allegorici di questi racconti sia molto antica, fino al XVIII secolo quella letterale è stata prevalente, soprattutto a livello popolare. "Non ci aspettiamo certo di far cambiare idea a chi crede in qualcosa di diverso - ha precisato la ricercatrice del museo Terry Mortenson - ma abbiamo dato a tutti la possibilità di vedere, farsi un'idea con i propri occhi".

Subito dopo l'entrata, l'esposizione comincia con una rappresentazione tridimensionale di una donna che da da mangiare una carota a uno scoiattolo, circondata da dinosauri. La didascalia di questa scena è insomma lontana anni luce da quelle dei musei di storia naturale di tutto il mondo, che spiegano che i primi uomini sono vissuti 65milioni di anni dopo gli ultimi dinosauri. Ma molto vicina alla Bibbia.
(4 luglio 2009)

Paolo Rossi

venerdì 3 luglio 2009

Mancato pagamento dei servizi idrici all'azienda Acea

Lo Stato Vaticano riceve forniture idriche a carico dello Stato Italiano, come segnalato nei Patti Lateranensi.

L’Italia provvederà, a mezzo degli accordi occorrenti con gli enti interessati alla Città del Vaticano un’adeguata dotazione d’acqua in proprietà

La diatriba è sorta poiché il Vaticano si rifiuta di pagare le bollette per le forniture idriche accessorie legate non solo all'acqua consumata, ma più in generale all'allacciamento idrico, come ad esempio la manutenzione della rete fognaria o la gestione delle acque di scarico. Nel 1999 l'azienda municipalizzata ACEA richiese pubblicamente il risarcimento per 20 anni di servizi non pagati, circa 50 miliardi di vecchie "Lire" , approssimativamente 25 milioni di euro.
Il Vaticano si rifiutò di pagare il servizio sfruttando il suo status di Stato sovrano. Non ha infatti ritenuto di dover render conto per un servizio che era stato erogato da un'azienda italiana, e quindi straniera. Il fatto che la finanziaria per il 2004 contenga una voce relativa ai 25 milioni di euro da versare all'ACEA per i liquami arretrati è un altro elemento che aizza la polemica. Una parte della società civile si sente offesa per la decisione del governo di farsi carico di queste spese extra.
Esponenti della Chiesa Cristiana Evangelica si lamentano pubblicamente del fatto che sia lo stato Italiano a dover pagare le bollette per il Vaticano.
Attualmente non risulta che il Vaticano abbia deciso di pagare i servizi forniti.